La grammatica del desiderio

Questa non è Sarajevo

The Life of David Gale

Esistono tanti fiori dal significato simbolico legato al desiderio, ma quello che su tutti è il più comune è La Rosa rossa. 

Questo fiore lo regaliamo alla persona amata e
a chi ci fa ardere il cuore.
Si regala in numero dispari e più il mazzo ne contiene,
più il desiderio si amplifica. Il rosso è notoriamente associato all’intensità e alla passione e I suoi petali di velluto stimolano oltre che la vista anche il tatto, richiamando alla mente setosità
della pelle della persona desiderata. 

Ma come mai La Rosa è associata all’amore e al desiderio?L’associazione rosa-amore-desiderio, ha radici molto antiche. Il celebre mito di Afrodite e Adone narra di come Afrodite, si innamori di Adone, un giovane mortale di straordinaria bellezza. Adone è un cacciatore appassionato ma durante una battuta di caccia, viene ferito mortalmente da un cinghiale. Afrodite sconvolta corre al suo fianco per soccorrerlo ma non riesce a salvarlo. Secondo il mito, mentre Afrodite corre verso Adone si ferisce i piedi tra dei rovi di rose bianche che con il suo sangue si tingono di rosso. Così le rose rosse diventano il simbolo dell'amore,
della passione, ma anche della sofferenza che accompagna il desiderio.

 

UN PO’ DI COSE RANDOM

  1. Questo è L’Omino e Dio di Kitty Crowther, un album illustrato dove si esplora il desiderio di connessione con l’Altro e il mistero della vita.

  2. Questo è un’altro libro illustrato ma questa volta per adulti, Confesso che ho desiderato, illustrato da Daniela Tieni e scritto da Giulia Belloni, parla di come il desiderio può farci ritrovare quando ci siamo persi.

  3. Questo è Desiderio un libro di Poesie di Franck Bidard

  4. Un bel TEDx su Cenerentola e i desideri che la società patriarcale ci dice di desiderare e di come sentire la propria voce per imparare a desiderare i propri desideri.

  5. La botanica del desiderio è un libro di Pollan ( lo stesso autore di Piante che cambiano la mente) dedicato al ruolo del desiderio come strategia evolutiva prendendo in esame 4 piante, il melo, il tulipano, la cannabis e la patata.

Dovevo partire per un weekend di svago a Sarajevo con un’amica. So che svago e Sarajevo non sono un’associazione immediata, ma nutrivo molta curiosità verso questa città e mi sarebbe piaciuto moltissimo venderne la rinascita dopo la guerra, quindi c’è sembrata una meta perfetta da scoprire per passare del tempo insieme. Avevamo espresso il desiderio comune di fare qualcosa che ci saremmo ricordate. Non è andata esattamente come ci aspettavamo, Sarajevo non l’abbiamo neppure visitata. Ma questi giorni di sicuro resteranno indelebili nelle nostre memorie. Tra la confusione di ritardi, aerei boomerang che tornano da dove sono partiti troppo presto e risate, ho riflettuto su ciò che significa desiderare e sull’importanza di desiderare con accuratezza.

I desideri sono una componente fondamentale dell’esperienza umana, influenzano probabilmente buona parte della nostra vita e motivano la gran parte delle nostre scelte. Il desiderio si può definire come una spinta interiore che può riguardare un bisogno fisico, emotivo, intellettuale o spirituale. Ognuno di noi ha desideri unici, che mutano a seconda delle persone che incontriamo e delle esperienze che facciamo. 

Nel bellissimo film Life of David Gale diretto da Alan Parker, Kevin Spacey interpreta un professore di filosofia la quale vita viene distrutta dall’accusa di abuso sessuale su una studentessa. David perde il lavoro all’università, viene cacciato di casa dalla moglie ed estromesso dall’associazione contro la pena di morte che dirige con la sua migliore amica e collega Constance interpretata dalla fantastica Laura Linney. Sarà proprio per l’accusa dell’omicidio di Constance che David finirà nel braccio della morte da innocente. 
Questo film riflette sulla fattibilità etica della pena capitale interrogando lo spettatore sul ruolo dell'attivismo e sul confine tra passione ideologica e fanatismo. Il desiderio è lo spunto narrativo con cui Parker racconta questa storia. Infatti una delle prime scene dove iniziamo a conoscere il personaggio di David si svolge nella sua classe di Filosofia durante una lezione in cui spiega la teoria del desiderio di Lacan. 

La teoria del desiderio di Lacan è una parte fondamentale della sua più ampia teoria psicoanalitica e si sviluppa in relazione a concetti come il linguaggio, l'Inconscio, e il soggetto. Lacan elabora la sua concezione del desiderio come un'entità strutturale ineliminabile dalla coscienza, strettamente legata alla formazione del soggetto e alla sua relazione con l'Altro.
In sintesi, per Lacan il desiderio è una forza dinamica che nasce dalla mancanza insita nel umano, traducibile come vuoto originario che non può mai essere colmato. Il desiderio dell'altro incarna sia la sua mancanza sia l'oggetto del desiderio di cui si sente la mancanza. Il desiderio è intimamente legato al linguaggio, al simbolo e alla legge, e non può mai essere soddisfatto completamente, creando una tensione eterna nella psiche umana. La condizione di desiderio, per Lacan è una condizione di insoddisfazione permanente, che, tuttavia, dà forma e significato all'esistenza del soggetto. 
Il film si sviluppa attorno a questa teoria, mettendo in scena il paradosso del desiderio che si consuma con la morte per riscatto, ovvero la realizzazione tragica di tutto ciò che il protagonista ha cercato di ottenere, ma che non ha mai potuto veramente ottenere nella sua vita. 

In filosofia il tema del desiderio è stato ampiamente esplorato. Platone lo considera una forza ambivalente che guida l’uomo verso la verità e il bene ma che può distoglierlo dalla virtù e dalla giustizia. Per Aristotele il desiderio è un movimento dell’anima che nasce dal bisogno e ne riconosce due tipi, uno legato al corpo e uno legato alla mente, entrambi però devono essere governati attraverso l'autocontrollo e la moderazione per dirigere l’energia verso obiettivi più elevati. Per gli esistenzialisti invece il desiderio era forma di affermazione della propria libertà. Il desiderio nasce dalla coscienza dell'essere umano che si riconosce come un "essere per sé", capace di progettare e desiderare in base alla propria volontà. Tuttavia, questo desiderio è anche una condanna, poiché l'individuo è sempre impegnato in una continua ricerca di sé stesso, mai completamente soddisfatta.

Il desiderio mantiene ambivalenza anche nella sua etimologia. «Desiderio» deriva dal latino desiderium, vocabolo composto dalla preposizione “de” e dalla parola sidus, sideris stella.  Il valore del “de” è molteplice e con lui varia anche il significato della parola.
Il “de” può indicare un moto da luogo, una provenienza, ovvero il desiderio è qualcosa che proviene dalle stelle: per desiderare, bisogna guardare in alto e provare a decifrare quel sentimento che provoca l’osservare il cielo stellato per la prima volta, una sensazione intensa di libertà che spinge l’individuo oltre se stesso. Il “de” però può indicare anche una relazione, un sentire che riguarda o parla di qualcosa di misterioso e brillante come le stelle. O, ancora, il “de” potrebbe essere un elemento mancante, cambia uno stato per la mancanza di qualcosa che non si riesce ad afferrare, come le stelle.

Nell’arte, il desiderio si concretizza realizzando la necessità di rappresentare le spinte sociali che definiscono un'epoca o le passioni che animano l'animo umano. Marina Abramović, una delle figure più influenti dell'arte contemporanea, ha esplorato il desiderio e la tensione psicologica attraverso le sue performance, utilizzando il corpo come mezzo per esprimere emozioni intense e relazioni complesse. Il desiderio di connessione con l'altro è un tema ricorrente nelle sue opere, dove il gioco tra controllo e abbandono diventa un filo conduttore.
Nella performance "The Artist Is Present"  (2010), Abramović rimane immobile per ore in una galleria, stabilendo un contatto visivo con una persona alla volta tra il pubblico. L'opera esplora il desiderio di intimità e di presenza, ma anche la frustrazione di una comunicazione non verbale, giocando sul sottile confine tra il bisogno di connessione e la solitudine. Il filmato più famoso di questa performance è quello dove Ulay, compagno d’arte e amante arte con cui ha condiviso dodici anni di vita e dal quale si è separata nel 1988, prende posto davanti a lei. Quando Marina apre gli occhi, è trascorso un quarto di secolo dall'ultima volta che si sono visti. 

Il desiderio in natura si traduce in un insieme di comportamenti e meccanismi biologici che hanno lo scopo di garantire la sopravvivenza delle spicie. In molti casi, il desiderio per animali e piante non è un concetto astratto come lo intendiamo noi esseri umani, ma è legato a bisogni e impulsi fondamentali per la vita stessa. 

Possiamo dedurre che il desiderio è una condizione ambigua, fortemente legata a corpo. Produce pulsioni che gli individui cercano di domare, scatena fantasie irrealizzabili che spingono la mente e il corpo a plasmare la vita nell’eterna insoddisfazione. Ma nonostante ciò il desiderio è una fiammella senza la quale il mondo perderebbe colore, è il mezzo che usiamo per migliorarci o uscire dalla nostra zona di confort. È ciò che rende vere le relazioni che viviamo, il cibo che mangiamo, le storie che ascoltiamo. È l’impulso che permette agli uomini di generare idee, progetti, città, soluzioni, musica, arte, figli, vita. 

 
Non è poco confessare a se stessi il proprio vivo desiderio.
Molti hanno bisogno di un particolare sforzo d’onestà. Troppi non vogliono sapere a che cosa anelano, perché ciò pare loro impossibile o troppo doloroso.

Il desiderio è però la via della vita. Se non ammetti di fronte a te stesso il tuo desiderio, allora non seguirai te stesso ma strade estranee che altri hanno tracciato per te.

Così non vivi la tua vita, ma una vita estranea. Ma chi altri deve vivere la tua vita, se non tu stesso? Scambiare la propria vita per quella di altri non è soltanto una cosa sciocca, ma anche un gioco ipocrita, perché non puoi mai vivere realmente la vita dell’Altro, fai solo finta, inganni l’Altro e te stesso, perché tu puoi vivere solo la vita che ti appartiene.

Se rinunci al tuo Sé, lo vivrai nell’Altro; in tal modo sarai egoista verso l’altra persona, e la ingannerai. Tutti credono che una vita del genere sia possibile, ma è solo un’imitazione scimmiesca.»Il libro rosso di Jung è un libro d’arte che racchiude i disegni e le opere che lo psichiatra ha dipinto nella sua vita accompagnati da appunti e riflessioni che ne commentano ogni aspetto.
— Carl Jung, Il libro Rosso
Sara Stefanini

Illustratrice e graphic designer

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Si può scherzare con la vita, ma con la morte no