Addormentarsi nel bosco

UN PO’ DI COSE RANDOM

  1. Questo è un Brand Book completissimo e super strutturato che elenca le basi dell’identità della NASA per capire come è costruita un’identità nel design per le aziende. 

  2. Questi sono i plains indians leger art, letteralmente “l’arte dei libri mastro degli indiani della pianura” ovvero dei quaderni sui quali gli indiani confinati nelle riserve, privati della loro libertà usavano il disegno come unica forma di evasione per ritrovare il loro mondo perduto. Sono realizzati con materiali modesti, gli unici che potevano trovare nelle riserve. 

  3. Quest’anno alla Biennale di Venezia trovate Jeffrey Gibson
    pittore e scultore statunitense nativo americano di origine Choctaw e Cheroke. La sua arte affronta tematiche di identità ed etichette e i materiali come i soggetti si ispirano alle tradizioni dei nativi americani.

  4. Questo un interessante articolo sull’arte Sami, l’unica popolazione indigena europea, anche loro perseguitati e sterminati.

 

Ultimamente sto riflettendo molto sul concetto di identità. Ne esistono diversi tipi. Nel design, l’identità è la base di tutta la comunicazione. Può essere fondata sul territorio ( ad esempio il made in italy o la cucina francese), aziendale (qualsiasi brand di moda, food o altro), globale ( tutte le personalità che hanno un volto pubblico o una fama internazionale tipo Madre Teresa o Steve Jobs) e quella immateriale delle identità su internet che possono essere interscambiabili o inventate, come gli avatar per esempio. L’identità nel design viene studiata secondo le risposte del pubblico al quale ci si riferisce e ad ogni identità il design conferisce uno stile, un logo, un’immagine coordinata e una narrazione. Una faccia e una personalità per dirla in parole povere.

Nell’arte l’identità è conferita dallo stile che ognuno di noi sviluppa nel tempo. Questo può essere determinato dalla tecnica, ma non solo. È il segno e la scelta che mettiamo nel rappresentare un soggetto piuttosto che un’altro a determinarne il carattere. 

In psicologia l’identità è la rappresentazione della verità e della realtà cosciente e incosciente, in cui un individuo si riconosce e si distingue dagli altri. Erikson fu il primo psicologo a mostrare interesse per l’identità, e riconobbe due fattori identitari fondamentali: L’identità sociale e l’identità culturale. Ovvero l’identità dell’io dettata dalle esperienze, dall’autostima e dagli schemi mentali che compongono il concetto del sé, sommati a una corretta integrazione in una società e cultura stabile, costruiscono insieme un forte senso di identità generale senza il quale si potrebbe avere una crisi identitaria. 

Dal punto di vista economico l’identità di un individuo si costruisce secondo scelte consapevoli e inconsapevoli dettate da norme di comportamento  influenzate da etnia e stato sociale di appartenenza. Le norme regolano il comportamento e dipendono dalla diversa posizione nel contesto sociale. Questo significa che si avranno delle preferenze in termini di equità a seconda del ruolo che si assume rispetto al contesto in cui è.  Per farla semplice: l’identità cambia secondo chi interagisce con chi ed in quale ambiente sociale è immerso in quel momento. 
Secondo Arkerlof e Kranton nel libro “Economia dell’Identità’ scegliere la propria identità è la più importante decisione “economica” che si possa fare.  

Questa lunga premessa mette in risalto che per costruire un identità solida si può scegliere come comportarsi e cosa pensare di se stessi. Il processo può durare una vita intera ed è in continua evoluzione. 
Ma si può costruire la propria identità in modo sano e forte se la la nostra narrazione è incompleta o falsa? Se la storia della nostra vita ha dei buchi o è segnata da delle menzogne?
La risposta l’ho trovata in un fumetto meraviglosamente scritto e disegnato da Elene Usdin

René. e addormentata nel bosco, edito Oblomov è il fumetto di esordio di Usdin e ha vinto il Premio della Critica francese ACBD nel 2022 ed è stato inserito da Le Monde nella lista dei 20 migliori fumetti del 2021. Attraverso suggestioni carrolinane Usdin nasconde una spietata denuncia sociale universale raccontando la storia di un bambino alla ricerca del suo coniglio di pezza.

Tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso il governo canadese, condusse un vero e proprio genocidio culturale ( secondo il rapporto del 2015 della Commissione per la verità e la riconciliazione ) contro le popolazioni native dei territori canadesi sottraendo sistematicamente i bambini alle loro famiglie native per ricollocarli in famiglie e istituzioni canadesi atte a civilizzarli, cancellare la loro cultura aborigena donandogli i sacri dogmi di un’ educazione cattolica.
I risvolti drammatici di queste vicende sono largamente documentate e il Canada non è l’unico territorio ad essersi macchiato di tali oscenità. Questa vicenda in particolare non è che la coda di un massacro durato secoli che Elene Usdin decide di raccontare attraverso la storia di uno di questi figli del Nord.
E lo fa con una freschezza e potenza tale da rimanerne storditi.  

René è un bambino aborigeno canadese, adottato da una donna bianca fredda e anaffettiva che abita al 10°( come gli anni di René) piano di un palazzo a Toronto dal quale vede tutta la città. Al buio della sua cameretta gioca con delle statuine di plastica quando il suo unico amico Zucchero, un coniglio di pezza, scompare lasciandolo solo. La ricerca disperata del suo coniglio condurrà René ad attraversare la porta che divide la realtà dalla fantasia in un viaggio onirico pieno di insidie. Un viaggio però che lo aiuterà a svelare a se stesso chi è e quale è la sua storia.

Elene Usdin classe 1971 nasce a Parigi e si forma in design grafico e immagini animate. È conosciuta principalmente per la sua ricerca fotografica surrealista che dalla moda la conduce presto ad una indagine profonda ed accurata del corpo femminile nella società giocando spesso e volentieri con i confini dell’identità di genere e le trasformazioni che il corpo può subire. 

Queste metamorfosi le troviamo potenti anche all’interno del libro e ci conducono a riflettere sul concetto di identità: quelle distrutte di chi è stato strappato alla propria terra e non ha potuto costruire la narrazione delle proprie origini; quelle fittizie costruite sotto il potere del paternalismo colonialista. Identità fragili e forti di silenzi che raccontano un dramma universale, la perdita delle proprie origini sociali, ma anche del legame profondo al mondo naturale che un tempo da uomini primitivi ci univa al tutto. 

Così René diventa una bambina vestita dai suoi lunghi capelli, il gigante che la conduce nel mondo fantastico come una sorta di Virgilio non è né uomo né donna e l’alternanza dei registri come quella delle trasformazioni a cui fa seguito anche il contrasto cromatico mantiene il ritmo narrativo con una tensione costante. Ogni spunto è buono per far riemergere la cultura dimenticata di René e svelare nel contempo un secondo piano di realtà. Il cerchio si chiude all’incontro di René con la figlia adulta.  Si perché quello che noi vediamo non è che una linea temporale ingarbugliata che si piega a favore dell’autore per stupirci e insegnarci che è necessario conoscere tutte le parti di sé per poter costruire un’identità solida e quelle parti risiedono nelle nostre origini e nella verità che sappiamo di noi scritta nella memoria. Questa verità è necessaria anche per le generazioni future che altrimenti possono smarrirsi senza saperne il perché. 

È un libro che entra nel profondo, i disegni sono a tratti abbozzati e a tratti nitidi, i colori sono sfacciati, brillanti e poi cupi. Si avverte la necessità e la frenesia dell’anima del protagonista emergere e trovare la sua strada. 

Ho avuto la fortuna di poter fare qualche domanda ad Elene ( che emozione) che vi lascio qui sotto. Ho tradotto dal francese, ma ho preferito lasciarvi anche il testo originale, cosi se qualcuno di voi conoscesse la lingua può leggere direttamente dalle sue parole. 


Ciao Elene, 
Benvenuta a POLLINE. 

Ho anticipato un poco la tua biografia per introdurre il tuo libro, ho letto che questa è la tua prima Graphic Novel, ti va di parlarci un poco di te? 
Sono nata a Parigi dove ho studiato all'Arts Décoratifs. Ho iniziato a lavorare come pittrice e scenografa per il cinema, per poi occuparmi di illustrazioni per la stampa e libri per bambini. Dopo aver vinto il premio Picto per la fotografia di moda, mi sono dedicata alla fotografia per circa quindici anni. 
René. e addormentata nel bosco, è nato nel 2000, inizialmente come racconto ecologico. Ho cominciato a fare lo storyboard dell'intera storia e poi a contattare degli editori. Lo facevo tra i miei altri lavori, quindi c'è voluto un po' di tempo, ma nel 2020 le edizioni Sarbacane hanno risposto positivamente alla mia storia. 

Je suis née à Paris, j’ai fais mes études aux Arts décoratifs de Paris. J’ai débuté comme peintre et décoratrice pour le cinema, avant de faire de l’illustration pour la presse et des albums jeunesse, puis apres avoir remporté le prix Picto de la photo de mode, je me suis lancée dans la photographie que j’ai exploré pendant une quinzaine d’année. 

L’envie de raconter cette histoire, René.e aux bois dormants, écrite en 2000, en premier lieu comme un conte écologique, m’a poussé à storyboarder l’ensemble de l’histoire puis démarcher les maisons d’editions. Je faisais cela entre mes autres job, donc cela a mis du temps, et en 2020, les editions sarbacane ont répondu positivement à mon histoire. 

Sono davvero contenta di poterti portare in questa passeggiata nel bosco con noi. La natura nel tuo fumetto ha un ruolo fondamentale, e il bosco in particolar modo prende il sopravvento quando René viene quasi trasformata in albero. Come mai hai scelto questo tipo di trasformazione? 
Ero molto interessata alle culture animiste e all'idea del grande “tutto” di cui facciamo parte come umanità.
Mi interessava anche l'idea che siamo in continuo cambiamento e movimento, circondati dalla terra e siamo un tutt'uno con essa.
Volevo anche parlare di sparizione e segretezza. I personaggi sono stati creati fin dall'inizio, ma hanno preso posto nella storia solo nel 2017, durante un lungo soggiorno a Montreal e in Quebec, dove ho scoperto la tragedia del Sixties Scoop e il rapimento di bambini First Nations tra il 1960 e il 1990 da parte del governo canadese.
Non volevo raccontare questa storia in modo documentaristico, perché non è il modo in cui mi piace raccontare le storie. Questo è stato il mio primo fumetto, ma mi piaceva già raccontare storie attraverso le mie foto e le mie illustrazioni. Lo faccio sempre da un punto di vista simbolico. 
Ecco perché il mio lavoro fotografico è stato spesso etichettato come surrealista. Per questo primo romanzo grafico, mi sono affidata al simbolismo nello stesso modo. E naturalmente ai sogni e alle favole. Ho scritto ognuno dei racconti e dei miti presenti nella mia storia inventandoli e ispirandomi a racconti che conoscevo della cultura russa, greca ed europea... Sto parlando dell'umanità e dei suoi miti fondanti, ma tutto è inventato. 
La foresta occupa un posto d'onore, essendo il centro delle prime nazioni, e naturalmente Renée, che si trasforma, diventerà un albero.
Ho guardato anche alla mitologia greca, compresa quella di Ovidio, dove si trova il mito di Dafne, che si trasforma in un albero di alloro.

A la base ce projet est né de l’envie de faire un conte écologique, j’étais tres intéressée par les cultures animistes, et l’idée du grand tout, dont nous faisons partie en tant qu’humanité. L’idée aussi que nous sommes perpétuellement en mutation et en mouvement, entouré de la terre, nous ne faisons qu’un avec elle. J’avais également envie de parlé de la disparition et du secret. Les personnages ont été crée dès le debut, mais ils n’ont pris leur place dans le récit qu’en 2017, lors d’un long séjour à Montréal et au Quebec, où j’ai découvert le drame du sixties scoop, et les enlevements des enfants des premiers nations entre 1960 et jusqu’en 1990, par le gouvernement canadien. Pour raconter ce drame, je ne voulais pas le faire de façon documentaire, car ce n’est pas ma façon de concevoir les histoires. C’était ma premiere bande dessinée, mais j’aimais deja raconter des histoires dans le cadre de mes photos et de mes illustrations. Je le fais toujours du point de vue symbolique. En cela mon travail photo a souvent été catalogué comme surréaliste. Pour ce premier roman graphique, je me suis appuyer de meme sur la symbolique. Et tout naturellement donc sur le rêve et les contes. J’ai écris chaque contes et mythes de mon histoire en les inventante et en m’inspirant des contes que je connaissais, dans la cultures russe, grecque, europenne… Je parle de l’humanité, de ces mythes fondateurs, mais tout est inventé. La foret prend une place de premier ordre, car elle est le centre des premieres nations, et tout naturellement, Renée qui se transforme, va devenir un arbre. Je me suis aussi penchée sur les mythologies grecques, dont celle d’Ovide, ou vous pourrez ainsi retrouver le mythe de Daphnée, qui se transforme en laurier.

La storia di René parla di un popolo derubato dei suoi figli e di un figlio derubato della sua identità. Quando Renè varca la porta del mondo  fantastico e intimo in cui si svolge la presa di coscienza di ciò che gli è stato fatto, cambia forma diverse volte. Come, secondo te, la trasformazione del corpo racconta la ricerca delle proprie origini?
Uso l'idea della trasformazione per far percorrere a Renée una serie di tappe nella sua ricerca della verità. Potrebbe essere il simbolo della sua trasformazione in senso originario, cresce, impara, si arricchisce di conoscenze su se stessa, e a differenza degli Aorens, queste creature immaginarie che non hanno memoria, Renée si arricchisce di memoria, e questo la trasforma. È anche un modo di raccontare una storia, costruita come un sogno, in cui si passa attraverso delle fasi, come anche in un videogioco, e ci si trova trasformati. Questa trasformazione accompagna e apre nuovi modi di vedere il mondo che ci circonda, perché cambia il punto di vista.

L’idée d’utiliser la transformation me sert à faire franchir des étapes à Renée dans sa quête de vérité. Elle pourrait être le symbole de sa transformation au sens premier, il grandit, il apprend, il devient plus riche de connaissance sur lui meme, et à l’inverse des Aorens, ces créatures imaginaires qui n’ont pas de mémoire, Renée s’enrichit de mémoire, et celle transforme. C’est aussi un biais pour raconter une histoire, construit comme un rêve, où on franchit des étapes, comme dans un jeu video également, et on s’en trouve transformé. Cette transformation accompagne, et ouvre de nouvelles façon de voir le monde autour, car le point de vue change.

Hai parlato di un argomento delicato e importante in modo magistrale, come hai affrontato il progetto e perché ha voluto raccontare questa storia?
Come ho già detto, la prima idea era quella di realizzare un racconto ecologico, all'inizio degli anni 2000, ispirato ai film di Myasaki. Più di dieci anni dopo, sempre con questo progetto in mente, il dramma canadese è arrivato a sposare questo progetto in modo così evidente! 
Le Prime Nazioni erano tribù animiste che vivevano in armonia con la Terra. L'abbiamo persa, stiamo distruggendo una parte di noi stessi con l'antropocene. Si tratta di questo, e il dramma degli scoop degli anni Sessanta è una conseguenza dell'impunità e del potere delle classi dirigenti nei confronti delle minoranze. Speravo di toccare un argomento più universale della tragedia canadese, perché purtroppo è accaduta in diversi Paesi. Il tema è difficile e non volevo affrontare un argomento senza ricorrere al simbolismo e alla narrazione. Una sorta di realismo poetico.

Comme je le disais précédemment, la premiere idée était de faire un conte écologique, dès le debut des années 2000, et inspiré par les films de Myasaki. Plus de dix années plus trad, toujours avec ce projet en tete, le drame canadien est venue épouser ce projet avec tellement d’évidence! Car les premieres nations sont des tribus animiste et qui vivent en harmonie avec la Terre. Nous avons perdu cela, nous sommes en train de détruire une partie de nous meme avec l’antropocene. Il est question d’abord de cela, et le drame du sixties scoop est une consequence de l(impunité et du pouvoir des classes dirigeante, envers les minorité. J’espérais touché un sujet plus universel, que le drame canadien, car il s'est malheureusement produit dans plusieurs pays. Le sujet est difficile, et je ne voulais pas m’approprier un sujet sans le prendre par le biais symbolique et du conte. Une sorte de réalisme poétique.

Da quanto tempo ci stavi lavorando?
20 anni. La storia è rimasta nei cassetti dal 2003 al 2017, ma l'ho sempre avuta in mente. Dal 2017 al 2020 per lo storyboard e dal 2020 al 2021 per la produzione delle tavole finali.

20 ans. Mais l’histoire est restée dans les tiroirs de 2003 à 2017, mais je l’avais toujours en tete. 2017 à 2020 pour storyboarder et 2020 à 2021 pour réaliser les planches finales.

Durante la narrazione Il passato e il presente si mescolano, così come le generazioni. Come se lo smarrimento delle radici del padre, potesse in qualche modo smarrire anche quelle della figlia, che valore ha il tempo all’interno della vicenda? 

Sì, è vero, il tempo e il modo in cui lo pensiamo e lo traduciamo in una narrazione hanno occupato molti dei miei pensieri.
L'idea è che la trascrizione del tempo si trovi tanto nella memoria quanto nel tempo futuro che si dispiegherà per i nostri figli e le prossime generazioni. Come nella dedica che faccio a mio figlio nell'introduzione del libro (Joseph, colui che mi indica la strada), per me sono le nuove generazioni a indicarci la strada. Nella mia storia è Judith, la figlia di Renée, che parte per una crociata nei sogni del padre per aiutarlo a recuperare la memoria e quindi il tempo. Gli Aorens, che non hanno memoria, vivono in uno spazio senza senso del tempo. Le radici di Renée vengono rivelate dalla figlia, e nei suoi sogni parte alla ricerca dei suoi ricordi, della sua stirpe, di sua nonna e persino delle sue due nonne, che custodiscono il segreto. Il tempo si muove avanti e indietro tra le nostre vecchie e nuove generazioni, ogni individuo fa parte di un tempo della memoria, dove il passato e il futuro coesistono, ma non in modo lineare, piuttosto come una rete di neuroni, dove un evento o un'idea ne richiama un'altra, che nasce dal passato o emerge da un futuro più lontano attraverso i nostri figli o le prossime generazioni. 

Oui tout à fait, le temps et la façon de le penser, et de le traduire en narration a occuper pas mal des mes reflexion.
L’idée est que la transcription du temps est tout autant à chercher dans la mémoire que dans le temps futur qui se déroulera pour nos enfants, et les prochaines generations.
Comme dans la dédicace que je fais à mon fils en introduction du livre, (Joseph, celui qui me montre le chemin) , pour mon ce sont les nouvelles générations qui nous montre la voie. Dans mon récit, c’est Judith, la fille de Renée qui part en croisade dans les rêves de son père pour lui faire retrouver la mémoire, donc le temps. Les Aorens qui sont sans mémoire, vivent dans un espace sans notion du temps. Les racines de Renée se dévoilent grâce à sa fille, et dans ses rêves, il part à la recherche de ses souvenirs, de sa filiation, jusqu’a sa grand mère, et même ses deux grands meres, qui détiennent le secret. Le temps est un aller-retour entre nos anciennes et nouvelles générations, chaque individu s’inscrit dans un temps de mémoire, où cohabitent le passé et le futur, mais pas de façon linéaire, plutôt comme un réseau de neurones, où un évènement ou une idée en appelle une autre, surgissant du passé, ou émergeant  d’un futur plus lointain par le biais de nos enfants, ou des prochaines generations. 

Arrivando a domande più tecniche, il libro ha dei colori meravigliosi, che tecnica hai usato? 
Ho dipinto con tempera e acquerello

J’ai peint à la gouache et à l'aquarelle

Ho riconosciuto nei tuoi disegni delle influenze dal cinema di Myazaki e la forza espressiva dei dipinti di Munch, quali altri autori ti hanno influenzata?
Sì, l'Espressionismo tedesco e i film di Myasaki sono i miei riferimenti, così come Goya e i Nabis, e i disegni di David B.
La Poesia Infinita di Jodorowsky, I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Viaggio al termine della notte di Celine e Alla ricerca del tempo perduto di Proust sono venuti con me come audiolibri, durante la produzione delle tavole finali...

Oui tout à fait, l’expressionnisme allemand, et les film de Myasaki sont mes reference, aussi Goya, et les Nabis.David B chez les dessinateurs.
La poésie sans fin de jodorowsky, les frères Karamazov de Dostoïevski, voyage au bout de la nuit de celine et la recherche du temps perdu de proust m’ont accompagné en livre audio, durant la réalisation des planches définitives..

Prima di salutarti, hai dei libri o dei film da consigliarci che parlano di questa storia? O di altro che ti ha toccato in particolare modo?
White Game di Richard Wagamese 
American Dawn e tutte le poesie di Joy Harjo

Jeu blanc de Richard Wagamese 
L’aube américaine et toute la poésie de Joy Harjo

Grazie, è stato un privilegio essere accompagnati da te dentro il bosco di René.

Sara Stefanini

Illustratrice e graphic designer

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