Siamo cervello
UN PO’ DI COSE RANDOM
Maria Lai è un’artista sarda ed è una delle voci più singolari dell’arte italiana del dopoguerra. È conosciuta per i suoi telai, dove mischia la scultura e la pittura alla tessitura e apre nuove potenzialità compositive. In tutta l’opera di Maria Lai il gesto della tessitura diventa una meditazione condotta in solitudine, una riflessione intima sul senso della comunità, della storia e della tradizione, il tentativo poetico di ricostituire un legame tra un passato arcaico e un presente in cui la memoria e la sua trasmissione appaiono perdere valore.
Edoardo Tresoldi è uno scenografo italiano che indaga il dialogo tra il copro e lo spazio, modella reti finissime di acciaio creando architetture effimere e copri trasparenti che si muovo e si fondono con la natura circostante.
Massimo Vignelli è un designer di Milano, conosciuto in tutto il mondo per l’eleganza e l’accessibilità delle sue opere. Il design della metropolitana di New York è uno dei suoi lavori più famoso. La mappa è una sintesi astratta dove ogni linea è rappresentata con un colore, ogni stazione con un punto, senza riferimenti topografici e senza una restituzione in scala delle dimensioni della città. La mappa trovò però un’opposizione crescente nei suoi utilizzatori, che faticavano a ritrovarvisi giudicandola fuorviante. Abbandonata nel 1979, è rimasta un fenomeno di culto per generazioni di grafici, che continueranno ad apprezzarne la purezza formale insieme all’utilizzo del carattere Standard, vicinissimo all’Helvetica Medium, che accompagnava la segnaletica progettata con Bob Noorda, allora reduce dall’esperienza della metro milanese.
Questo è un interessantissimo documentario di Netflix sui funghi.
Mi sono imbattuta in un’interessante articolo di scienza che mostra la foto di una piccolissima parte di cervello ingrandita e colorata attraverso un’attenta elaborazione dell’intelligenza artificiale. Le mappe neurali campionate sono complessissime e tracciano solo una parte grande come un chicco di riso (immagine a sinistra). Questa foto cambia profondamente ciò che sappiamo del cervello e lo sguardo che avremo in futuro sul suo funzionamento.
La cosa che mi ha colpita maggiormente è che questa mappatura assomiglia moltissimo alla mappatura a microscopio di un’altra incredibile scoperta:
il micelio. ( immagine a destra)
Il micelio connette e trasmette informazioni tra le piante. Specie diverse dialogano anche per distanze molto lunghe attraverso input elettrici con il quale si scambiano azoto, carbonio e tutte le informazioni necessarie alla sopravvivenza.
Suzanne Simard fu la prima ricercatrice a scoprire quali fossero le funzioni del micelio. Attraverso una mappa realizzata esaminando le sequenze di DNA di ogni albero e di ogni fungo in un pezzo di foresta d'abete di Douglas, Simard scopre che esistono alberi madre che nutrono le piantule giovani nel sottobosco inviando loro il carbonio in eccesso dandogli 4 volte in più la possibilità di sopravvivere. La notizia entusiasmante è che la ricerca ha posto l’accento al legame che gli alberi madre hanno con la loro prole che colonizzano con una rete micorrizia più estesa e più fitta. Attraverso questa rete passa la conoscenza. Quando gli alberi madre vengono feriti o muoiono, inviano dei messaggi di saggezza alle successive generazioni di plantule.
Le piante parlano, si prendono cura della loro famiglia e della loro tribù,
si tramandano esperienze e addirittura si avvertono in caso di pericoli o di malattia. Il cervello fa la stessa cosa con il suo interno, il corpo, e con il suo esterno, la società.
Un libro meraviglioso dove Simard racconta la sua appassionante ricerca si intitola “Albero Madre” dove trovate l’entusiasmante simmetria tra la sua ricerca e la sua vita, se volete approfondire.
La similitudine tra cervello e micelio apre tantissime porte di assonanza e somiglianza con il mondo che ci circonda e ci proietta come specie all’interno del contesto al quale siamo visceralmente e strutturalmente legati, anche se tendiamo a dimenticarcene continuamente.
C’è stato un tempo dove mi appassionai alle neuroscienze e allo studio del cervello. Lessi molti libri sul funzionamento di quest’organo meraviglioso sia dal punto di vista chimico che emotivo/psicologico, quello che mi fece più ragionare sul suo funzionamento però fu l’incontro inaspettato con un ricercatore del team di Veronesi. Quest’uomo di cui purtroppo non ricordo il nome, si avvicinò al tavolo dove stavo prendendo un caffè con un’amica e suo figlio di pochi mesi.
Ci chiese se poteva salutare il bambino e si piegò sul passeggino. Gli fece due facce buffe per farlo ridere e rise anche lui, poi si girò e ci disse che era un ricercatore che studiava il cervello. Io ovviamente impazzii di gioia e lo subissai di domande.
Ci spiegò che l’unica vera attività che aiuta il cervello a ricaricarsi è quello di passare del tempo con i propri cari. L’esperienza semplice di una gioia immediata come quella che portano i bambini o gli adulti più cari che abbiamo, facilitano la funzionalità del cervello di eliminare o archiviare le informazioni buie. L’incontro ha trovato una spiegazione più profonda dopo aver visto il TED di Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova ed esperta di psicologia dell'apprendimento, dove spiega che le emozioni regolano ogni sviluppo intellettuale. Ogni cosa che impariamo è legata ad un’emozione. Il cervello cataloga le cose che vediamo, le persone che incontriamo, le esperienze che facciamo attraverso ad un ‘emozione. Tanto più le emozioni che legano ad una data azione o nozione sarà positiva, tanto più avremo piacere nel proseguire il percorso. Questo vale sia per l’educazione scolastica sia per la vita in generale. Il dato importante da tenere a mente è che il cervello può cambiare l’emozione associata ad una determinata esperienza.
La correzione è possibile, e non è data solo dall’elaborazione di un fatto, ma anche da una vera e propria sovrascrizione emotiva.
In altri interventi che vi consiglio di cercare, Lucangeli spiega molto bene che noi non abbiamo un cervello ma siamo un cervello perché i neuroni non stanno solo nella testa e nelle parti periferiche del nostro copro, ma sono ovunque. Tutte le strutture e i tessuti vitali sono intessuti di neuroni, e questa cellula comunica con tutte le altre cellule le informazioni e le reazioni dell’individuo agli altri organi. Il cuore è l’organo più intessuto di neuroni a particolare risposta emozionale. Pensate che dai 40 giorni di gestazione il cuore del bambino si sincronizza con quello della mamma. Questo legame tra cuori ci indica che il cervello del feto si sta alfabetizzando alle emozioni attraverso il movimento del cuore della madre. A partire da questa ricerca dei neurofisiologi stanno cominciando a curare il dolore usando il metodo battito su battito, ovvero mettere a contatto due battiti di cuore in modo che possano sintonizzarsi e connettersi l’uno con l’altro riequilibrando gli animi.
Questo ci spiega che la vicinanza vera, un abbraccio, una carezza, guardarsi negli occhi ci permettono di sintonizzarci gli uni con gli altri e curare il dolore.
È affascinate pensare che l’esperienza di ciò che duole nell’anima o nel corpo può essere sovrascritta dalla presenza e dall’amore di chi ci è caro, e lo è ancora di più sapere che è un messaggio che la natura ha scritto dentro il nostro corpo e nella struttura fisica delle cose che abbiamo intorno.
Parlando di connessioni non poteva mancare nella lista delle piante che vi presento mensilmente un allucinogeno: ecco a voi il Peyote!
Il Peyote è un cactus il cui nome scientifico è Lophophora williamsii, che cresce in modo spontaneo in America centrale. Contiene una sostanza chimica, la mescalina ed è utilizzato fin dalla preistoria dalle popolazioni del Centro America per le pratiche spirituali. La mescalina è un allucinogeno potente e viene assunto durante le funzioni per attivare stati di meditazione profonda dove la percezione del sé viene alterata e dissolta per fondersi nel tutto.
Negli anni '60 durante la cultura psichedelica il consumo del peyote ha avuto grande diffusione. Molti filosofi, ricercatori, scrittori, artisti e psicologi hanno utilizzato tale sostanza per stimolare la creatività e la formazione di nuove idee.
Un libro interessante sulla mescalina è Piante che cambiano la mente. Oppio, caffeina, mescalina. Tegamini ne parla qui in modo ammirevole.